Caratteristiche
Il cefalo dorato, o lotregano, appartiene alla famiglia dei Mugilidi ed è uno dei cinque cefali del Golfo di Trieste, con il cefalo calamita (Liza ramada), cefalo verzelata o cefalo musino (Liza saliens) Bosega (Chelon labrosus) e il più conosciuto, che è il cefalo volpina (Mugil cephalus).
Aspetto
Ha una forma affusolata e idrodinamica. La colorazione del corpo è argentea; si riconosce per vistose macchie dorate ai lati della testa sull’opercolo branchiale.
Dove vive
Il cefalo dorato, come tutti i cefali, si sposta tra le lagune e i mari più profondi delle coste orientali a seconda delle stagioni e del periodo riproduttivo.
Come si pesca
Tra i più tipici metodi di pesca dei cefali nei nostri territori vi è la canara, di origine lagunare. Questa si caratterizza per una rete composta da due reti distinte: la prima verticale, unimaglia, serve a circondare il banco di cefali creando uno sbarramento frontale per impedirne la fuga; la seconda, trimagliata, posizionata orizzontalmente sulla superficie dell’acqua, viene tenuta distesa e a galla grazie a canne o tubi in plastica. Il sistema sfrutta una delle caratteristiche diurne dei cefali e quindi anche del lotregano, che è quella di compiere ampi balzi fuori dall’acqua quando, spaventati, incontrano un ostacolo. I pescatori percuotono la superficie dell’acqua con i remi: i cefali saltano e cadono nella rete. La tratta dei cefali era invece una pesca tradizionale a carattere collettivo praticato soprattutto sulle coste istriane nei mesi invernali, quando i cefali si avvicinano alla costa per trovare rifugio nelle baie protette dalla bora. La baia veniva chiusa con una rete bloccandone tutta la sezione trasversale, le estremità (ali) venivano tirate a forza di braccia fino a intrappolare in massa i cefali e raccoglierli con grandi reti a coppo (volighe).